MAGOBIANCOMAGONERO

Definizione di mago: personaggio favoloso, cui sono stati attribuiti poteri soprannaturali (talvolta con un accentuato senso misterioso e sinistro).

Questa è la misera e ridicola definizione di Google del suddetto sostantivo. (Oxford Languages)

E’ praticamente come dire; cuoca: personaggio secondario, in genere si occupa delle mansioni che riguardano la preparazione di alimenti (talvolta grassa, simpatica e con la pelle unta).

Di recente ho letto, su un mio vecchio libro, che una delle scene dello spettacolo storico di Gurdjieff “La lotta dei maghi”, vedeva i “ballerini” (i suoi allievi) impersonare, attraverso dei movimenti caotici, l’infernale mondo dei “maghi neri”. Essi si trasformavano fisicamente incorporando varie e generiche oscurità del mondo astrale attraverso delle smorfie o sberleffi e posture grottesche. Ad un certo punto il maestro batteva le mani e tutti cambiavano improvvisamente atteggiamenti impersonando invece l’armonia, la dolcezza e la compassione propri dei maghi bianchi.

Una neofita del metodo Gurdjieff racconta di essersi sentita spaesata, avrebbe voluto anche lei prendere parte alla danza, ma non ci riusciva proprio era come pietrificata, il suo corpo non le rispondeva.

Il primo shock è avvenuto vedendo danzare gli allievi come delle furie indemoniate. Quelle smorfie, la musica e gli atteggiamenti di tutti, avevano un che di demoniaco, sembrava di assistere ad un Sabbah, ella stessa si spaventò, ma allo stesso tempo essendo un’anima in cammino, si rese conto di essere vittima delle sue stesse superstizioni…

“Tutti cominciarono a muoversi avanti e indietro, volteggiando con frenesia satanica e smorfie detestabili […] come vidi quelle facce trovai impossibile costringermi a recitare. Ero incapace di muovermi e le figure roteanti mi giravano intorno come indiavolate e impazzite. Lottai per uscire dal gruppo danzante e mi trovai davanti alla poltrona del maestro

I nostri occhi si incrociarono e io ebbi l’istantanea rivelazione di quanto la mia identificazione con tutte le cose che avevo letto riguardo alle streghe, ai demoni, ai diavoli fosse presente, mischiata ad un limitante e ottuso senso della superstizione. Non ero stata capace di fare anche io quei ghigni perché avevo paura di diventare io stesa un mago nero soltanto facendo delle smorfie. Non ero libera.”

In quel momento il maestro diede l’ordine agli allievi di cambiare mood ed ella annota:

“A quel punto gli stessi danzatori iniziarono a muoversi armoniosamente esprimendo grazia e purezza evocando sentimenti pieni d’amore e di compassione. Anche in questo caso mi resi contro di non essere libera. Compassione, perdono, amorevolezza e pietà erano termini che avevo sentito da qualche parte, letto qua e là oppure ascoltato qualcuno parlarne… ma io in prima persona non conoscevo nulla di tutto ciò, anche in quel caso davo per scontato che la santità dovesse definirsi in un modo piuttosto che in un’altro senza per altro che IO sapessi nulla su di essa.”

“Io” l’ho messo in maiuscolo e grassetto io, non c’è nel libro. Per il puro gusto, prettamente teatrale, di enfatizzare il CENTRO DELLA QUESTIONE.

E comunque, se proprio ve la devo dire tutta, forse ho anche parafrasato un po’ la testimonianza della tipa di Gurdjieff…spero che i fanatici del “maestro di danze” non stiano a misurare lì parola per parola, ma vogliano invece fermarsi con me a considerare l’essenza del suo insegnamento.

Se un’esperienza artistica (in questo caso artistica, ma potrebbe essere anche di natura sportiva o filosofica) non è in grado di mettermi in relazione ATTIVA con L’IO SONO che è dentro di me, allora per me quell’esperienza non vale troppo la pena di essere vissuta.

Questo non vuol dire che io sia una pesantona.

L’IO SONO non è un qualcosa di pesantone, serioso e che si muove al rallentatore.

L’io sono è la consapevolezza che pervade tutto, anche la terra che calpesti. Anche l’aria che respiri è l’io sono. L’io sono è la vibrazione che ti solletica il cuore e fa sì che si espanda. Infinitamente. L’Io sono è il tuo Sé, la tua vera identità.

La nostra vera identità è un paradossale collasso mentale in seguito alla folgorante e definitiva intuizione di essere INFINITO.

Un tuffo nel nulla.

Un confortante, rilassante, puro, vibrante e orgasmico nulla.

Se IO SONO allora sono LIBERA. Libera di recitare, ovviamente. Libera di essere ciò che voglio essere. Se non sono allora sono schiava, sono inconsapevole, piccola ristretta, macchietta di me stessa.

Quindi la domanda che sorge spontanea in conseguenza alla precedente rivelazione è:

CHE STAMO A FA?

Che stamo a piagne? Ad aver paura, ad essere timorosi, dubbiosi, stanchi, infelici, tormentati e arrabbiati?

Se siamo quello che siamo e cioè infinito, non trovate che le vostre beghe quotidiane necessitino di una ridimensionata? Non per sminuire eh.

Vi parla una che, chi mi conosce lo sa bene, a 28 anni voleva che gli alieni la venissero a prendere. Sentivo che me ne stavo andando, la mia anima si stava staccando dal corpo perché la mia macchina biologica non riusciva più a tollerare il dolore che vivere mi provocava, costantemente. Sentivo, letteralmente, che se avessi starnutito un po’ più forte del normale, la mia anima poteva tranquillamente avere una buona scusa per staccarsi, lasciando cadere per terra il suo involucro terrestre come una specie di sacco.

Quindi qui nessuno vuole SMINUIRE. Soprattutto questa rivelazione non deve diventare una scusa per diventare insensibili alla vita, dissociati, e spiantati come la maggior parte del folgorati che iniziano un percorso spirituale. Dice il ragazzo con la maglietta sopra l’ombelico e pantaloni di canapa legati in vita: “Io sono infinito che me frega…Tutto è uno, quindi famo orge, bevemo, famo casino, ieeeee, che me frega de lavorà, de pagare e bollette e de fa sordi che schifoo semo tutti unoooo ieee” (di questa malattia chiamata “fuga dalla realtà” ne parleremo in altra sede).

Semplicemente, io voglio ridimensionare.

E SCUOTERE.

Noi non siamo mai, o quasi mai tranne in momenti di rara ispirazione, quello che pensiamo di essere. Noi siamo tutti, senza di fatto una gerarchia, figli dello stesso padre. Il Creatore Originario. L’Uno. L’Infinito, a cui generosamente concediamo di fare l’esperienza di autoconsapevolizzarsi attraverso il nostro apparato psicofisico, è ciò che più si avvicina alla Verità quando pensiamo al nostro IO.

Ma non si tratta di un pensiero. Piuttosto di un’Idea Originale. Un qualcosa che è l’eterno processo d’essere in me e in tutte le cose. Se non è un pensiero, non è ovviamente neanche un lavoro, non è una relazione, non è un’emozione, non un’ attività, non è un atteggiamento, ne un modo d’essere, non è un enneatipo dell’enneagramma, e nemmeno un archetipo, non è una divinità dell’Olimpo, ne un bisogno, una malattia, uno stimolo, un’alchimia… non è un demone, ne un angelo, ne mago bianco, ne mago nero… non è niente di tutto questo. Eppure é.

Perchè EGLI, cioè IO, SONO.

E INSIEME SIAMO UNA COSA SOLA.

Senza essere qualcosa in particolare, IO SONO davvero. Io esisto per la prima volta.

Ogni minuto e ogni secondo vivo e rinasco.

Ogni minuto e ogni secondo io sono.

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