Crystal Castle

Questa è la domanda che mi fanno sempre:

“Irene cos’è per te un attore?”

E io, assumendo una posa da donna vissuta che la sa lunga, incrocio le braccia sul petto e con fare saccente rispondo:

“Per me un attore è un uomo o una donna che hanno compreso di non essere mai loro stessi, ne mai totalmente sinceri. Questa semplice e paradossale consapevolezza li rende più vicini alla vera Libertà e Verità Esistenziale e quindi, più vicini a Dio stesso.”

“Ah beh…” bofonchia l’amico ” io sono sempre sincero, ti dico le cose paro paro, lo sai, pane al pane vino al vino… schiettezza, nella vita ci vuole schiettezza.”

“Si certo, ma la sincerità di cui parlo è la consapevolezza di non esserlo mai fino in fondo. La consapevolezza fondata sull’orrore psichico causato dalla visione agghiacciante di non essere mai IO a fare le cose, ne ad esprimere opinioni, ne a prendere decisioni, non sono io a innamorarmi del mio partner, ne a scegliere il mio lavoro…in ultima analisi non sono io a vivere la mia vita!

SEGUE UN LUNGO SILENZIO.

Da questo momento in poi della conversazione mi sciolgo, anche perché percepisco l’imbarazzo e l’incapacità del mio interlocutore di non aver colto a pieno di cosa io stia parlando.

Generalmente inizio a sbrodolare una serie di frasi a effetto volte unicamente a mitizzare un po’ l’ambiente, meglio buttarla sul ridere mi dico. Questa è sempre la cosa migliore. Ma un velo di schock e di inquietudine continuano a serpeggiare nei loro animi..

Ma tornando a noi: perché dunque “recitare” è un “mestiere” così paradossale?

Innanzi tutto (e qui tutti i miei colleghi sobbalzeranno sulle loro poltrone, dalle quali ormai non si alzano più da diversi mesi di regime Covid) io non considero la recitazione un mestiere.

Essere un attore non è un mestiere.

È una poetica. Un’ideale verso cui tendere. Una meta molto elevata verso la quale ogni religione e ogni filosofia degna di essere definita come tale, dovrebbe tendere.

Il paradosso è proprio questo: solo un essere Consapevole della sua incapacità pressoché totale di poter recitare può iniziare un lavoro su se stesso e imparare a recitare.

Ma questa consapevolezza non dev’essere semplicemente una mancanza di autostima, alcuni attori pensando “non sono bravo” – quasi tutti in realtà- ma qui non si parla di essere bravi, di prestazione, recitare non è una performance.

Recitare è risvegliarsi.

Un attore che recita è un attore che quando scende dal palco può sentire in maniera inconfutabile di essere qualcuno aldilà dei ruoli che recita nella vita! Non solo in scena.

Tutti noi esseri umani siamo convinti di possedere libero arbitrio, di essere liberi di interpretare e di scegliere i ruoli che meglio ci si confanno (confanno! Scusate mi fa ridere la parola.) di possedere discernimento o capacità di giudizio, siamo convinti di avere delle opinioni e delle relazioni che abbiamo scelto, ma in realtà, tutto ciò è menzogna (cit. gurdjieff).

Siamo dei tarocchi, dei fake, degli impostori, viviamo vite che non sono le nostre, e ci disperiamo, piangiamo e non capiamo e non guadagniamo abbastanza e litighiamo con la mamma col papà col fratello con la sorella con il cane e coi vicini perché nessuno ci capisce, nessuno ci ama, nessuno ci ascolta, siamo soli, poveri, allo sbando, siamo divisi, fragili, corruttibili soggetti a cambi di opinioni, di gusti di preferenze sessuali. Niente in noi è nemmeno l’ombra di un IO.

-Di un centro di gravità permanente-

Abbiamo perso il nostro faro.

Siamo incapaci di percepire la sacralità delle piccole cose. Siamo in gabbia.

Una gabbia fatta di giudizio, di pensieri boicottanti, di noia, di paragoni.

E questo non giova all’Arte.

Sia chiaro.

Rido di gusto di fronte all’insensatezza di questo particolare periodo storico in cui si è convinti che per essere poeti si debba stare male, si debba soffrire e tormentarsi.

Quando in verità è tutt’altro amici miei! TUTT’ALTRO!

La bellezza e la poesia nascono e fioriscono quando un cuore è in pace, quando la mia visione è chiara e limpida, quando posso intravedere cosa c’è aldilà delle porte della percezione inizia la meraviglia vera del creato.

Aldilà di quelle porte c’è la bellezza infinita, la creatività infinita e l’infinito amore e gratitudine.

Aldilà di quelle porte c’è la città dai castelli di cristallo.  Dove l’arte, la scienza e la magia si unificano, e l’ispirazione e la creatività sono totali e costanti!

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