Fede e Paranoia

Carlina si svegliò di soprassalto nel cuore della notte.

“Il mio anello! Ho perduto il mio anello!!!”

Balzò giù dal letto e in preda alle ansie accese la luce della sua camera. Era madida di sudore, con gl’occhi spalancati e rossi. Si avvicinò barcollando al comò dove teneva il suo portagioie…e l’anello, seppur in un posto diverso dal solito, era lì. Era rimasto fedele alla sua padrona, non era andato da nessuna parte, brillava come sempre. Come un faro sempre acceso nel bel mezzo di una tempesta in mare aperto.

Carlina si sentì un po’ presa in giro.

“Ma come?! Io ero sicura di averlo perso!”

Era convinta che le sue ansie fossero reali, che l’anello fosse andato perduto, che l’avesse lasciata lì, sola e abbandonata, che se ne fosse andato a vivere altre avventure o peggio che avesse scelto altre padrone, più belle, più attente, più ricche di lei! E invece, l’anello era lì! Fu un vero shock.

Com’era possibile che la sua paura fosse del tutto immaginaria? Carlina era convinta di aver perso il suo gioiello e sapeva bene che quando hai paura fortemente di una cosa quella poi si avvera. Il suo sospetto nei confronti della vita cresceva, minuto per minuto, ora dopo ora.

Carlina non aveva più un reale motivo per essere in ansia, ma l’ansia era l’ansia e quando l’ansia vuole venire fuori e dire qualcosa un motivo vale l’altro.

L’anello era lì, e l’ansia pure. Questo koan la stava lentamente facendo impazzire.

Quando non siamo “le signore del nostro mondo”, e i nostri pensieri, emozioni e passioni prendono il sopravvento sulla nostra saggezza e ci sballonzolano alla loro mercé, noi non siamo più noi. E non in senso aulico. Spesso ripeto alla gente che mi frequenta e mi domanda info sul mio lavoro, che un attore deve possedersi, prima di farsi possedere.

Un attore deve reimparare a fare tutto. Muoversi, camminare, alzarsi, parlare, pensare, emozionarsi. Tutto dev’essere reimparato, e non per incartapecorirsi in una “maniera”, in una tecnica obsoleta e automatica, ma per essere sempre nuovo. E sempre vivo. Quando si recita si è vivi. E si è vivi perché si è consapevoli, attenti, presenti.

Nulla è lasciato al caso, nulla parte per la tangente, nessuna Carlina si sveglia nel cuore della notte se prima qualcuno non ha stabilito che quella dev’essere la scena. Essere attori è LA META. Come diceva Gurdjeff, il grande maestro tanto caro a Battiato.

Carlina che si sveglia nel cuore della notte in preda alla paranoia, non si è mai svegliata realmente. A volte ci svegliamo in uno stato di coscienza inferiore a quello della fase REM. Se si fosse svegliata davvero, avrebbe provato un senso si sollievo. Come se il suo anello non l’avesse mai lasciata. Il che per altro era la Verità! Ed è così. La GIOIA, i nostri gioielli astrali, non sono mai realmente perduti. Sono sempre lì, presenti e disponibili per essere goduti.

Comunque per chi fosse interessato alla fine di Carlina ve la racconto brevemente:

Carlina dopo mesi di insonnia per via dell’anello decise di recarsi dal dottore, un uomo saggio e piuttosto anziano. Egli capì perfettamente la situazione e gli prescrisse al volo 5 atti di Fede compiuti 3 volte al dì, sciolti in un bicchiere di baci, e distribuiti a caso, qua e là lungo la via.

Oggi Carlina si veste sempre di bianco, dorme bene, indossa sempre l’anello e sorride.

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